Iniziamo con il dire che non esistono regole fisse, ma solo il buon senso.
Ma visto che il buon senso non è una categoria oggettiva, cerco di spiegarmi meglio.
La mia regolina personale è che tra un consulto e l’altro, se la domanda è la stessa, è saggio far passare uno o due mesi.
Se invece le domande o i temi sono diversi, ci si può far leggere i tarocchi anche tutti i giorni.
Tante persone amano interrogare le carte ogni tot, per vedere a che punto sono, magari scegliendo il tema da approfondire in base al bisogno del momento.
Le carte in questo modo diventano una sorta di appuntamento fisso ed è molto utile e piacevole farsi accompagnare dai loro simboli e dalle loro suggestioni.
In questo caso l’appuntamento fisso può essere una volta a stagione, una volta a semestre oppure una volta ogni paio di mesi.
Altre persone invece ricorrono ai tarocchi quando c’è un’urgenza e sentono la necessità di un supporto e di un confronto per capire cosa sta succedendo.
Io uso le carte per analizzare situazioni, vedere le dinamiche in atto, intuire la direzione verso la quale si sta navigando e capire che cosa è meglio fare. Non le uso per indovinare il futuro.
Per esempio, invece di chiedere se Giuseppe tornerà tra le braccia di Maria, faccio il ritratto della coppia, approfondisco le rispettive posizioni e insieme capiamo se il ritorno è verosimile o se, come spesso capita, non è manco auspicabile.
Visto che poi le dinamiche raramente si rivoluzionano in un batter di ciglia e che, come dicono gli inglesi, Roma non fu costruita in un giorno, l’analisi delle carte dovrebbe valere per un po’ di tempo.
Carta della Temperanza - Tarocchino Bolognese
Sarebbe giusto tornare a interrogare i tarocchi dopo che si sente che il messaggio precedente è esaurito.
Se definire questo momento è complicato, la regolina ti sarà di aiuto: mai fare la stessa domanda alle carte se non è passato almeno un mese, meglio due.
Questa regolina va contro i miei interessi, perché chiaramente più vuoi farti leggere le carte, più io guadagno, ma è una regolina a cui tengo molto: non voglio favorire in alcun modo la dipendenza dallo strumento.
Spesso nei periodi di ansia o preoccupazione, la tentazione è quella di farsi accompagnare passo passo dalle carte.
Può capitare che una persona si faccia fare il ritratto di coppia in un momento di crisi e poi, pochi giorni o poche settimane dopo, voglia rifare la stessa domanda ai tarocchi.
Chiediamo cosa pensa di me.
Chiediamo cosa pensa di me adesso che gli ho scritto.
Chiediamo perché non ha risposto.
Chiediamo se è bene riscrivergli oppure no.
Quando le domande diventano ossessive e insistenti, le carte smettono di rispondere.
È una cosa che ho imparato con l’esperienza e verificato più volte: se si è assillanti, il messaggio dei tarocchi dopo un po’ smette di essere coerente.
Sembra incredibile, ma succede proprio così: le carte in un certo (misterioso) senso si scocciano e non rispondono più.
C’è un’altra cosa che ho sperimentato personalmente, più volte: quando le persone sono preda dell’ansia, non ascoltano veramente il messaggio delle carte, perché in loro il rumore è troppo assordante e non c’è spazio per la riflessione. Sempre meglio far abbassare la marea prima di fare un consulto.
Chiudo ribadendo che i tarocchi sono un ottimo supporto nei momenti difficili, perché ci permettono di aprire gli occhi e diventare più consapevoli e la consapevolezza porta automaticamente a una riduzione dell’inquietudine.
Però, quando ci sentiamo ossessionati da una questione, cercare di placare l’ansia interrogando continuamente le carte è inutile e controproducente.
Se vuoi farti leggere le carte, scrivimi!
Lo possiamo fare tranquillamente online e ti assicuro che dopo una lettura la tua schiena sarà più dritta.